Storia di una grande finzione – recensione

Storia di una grande finzione è uno di quei libri che nella sua brevità comunica un messaggio diretto e preciso, che arriva subito al lettore.

Storia di una grande finzione
  • Titolo: Storia di una grande finzione
  • Autrice: Paola Palmisano
  • Numero di pagine: 90 circa
  • Codice ISBN: 9788833778372
  • Prezzo: 15.00€ cartaceo
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Le tematiche affrontate in questo breve romanzo sono molte, per cui cercherò di evidenziare nel corso della recensione quelle che mi hanno maggiormente colpito, cercando di non rivelare troppo sulla trama del romanzo.

I personaggi nel corso della storia non saranno completamente ben definiti, ma manterranno sempre un alone di mistero attorno a sé, pur essendo molto chiare le loro storie e le loro azioni: c’è un’allieva e c’è il suo Meister che tenta di insegnarle a vivere, di darle delle lezioni di vita. E poi c’è la sociopatia, questa diagnosi con cui la protagonista fatica a convivere: è davvero così oppure i dottori si sono sbagliati? Eppure non riesce a stare bene con gli altri, pur desiderandolo ardentemente riesce a sentirsi meglio solo con Meister, a sentirsi capita e non sempre diversa dagli altri; non avverte quel bisogno impellente di tornare a casa che prova quando le capita di uscire, non avverte molte delle sensazioni negative che di solito prova. Ma c’è un punto durante la narrazione dove questo viene stravolto, incontra per la prima volta un piccolo gruppetto di amici con i quali sente di stare bene, conosce l’amore e lo vive fino in fondo, portandolo con sé per il resto dei suoi giorni. Impara a convivere con il dolore e il senso di smarrimento a causa della perdita della sua casa, di un senso di apatia e disinteresse totale verso lo studio (nonostante lei sia sempre stata brava) e verso la sua vita.

Il breve romanzo è diviso in due parti che per certi versi segnano proprio due periodi diversi di questa ragazza, diversi modi di reagire e di vedere la vita che all’interno della storia si evolvono, cambiano e crescono assieme a lei. La particolarità di questa storia è che ci viene raccontata in prima persona, la protagonista è completamente aperta a noi ed è facile comprendere i suoi stati d’animo anche grazie a molte parti riflessiva, ma allo stesso tempo è come se non riuscissimo a comprenderla fino in fondo, perché racconta di una verità, quella che troppo spesso fatichiamo ad accettare.

Amo quando dei romanzi così brevi hanno la capacità di smuovere un sacco di tasti all’interno del nostro corpo e della nostra mente, azionando dei meccanismi che ci portano a riflettere su alcuni aspetti della nostra vita sui quali raramente ci soffermiamo: quante volte ignoriamo i nostri sentimenti e quello che ci sta comunicando il nostro corpo? Siamo sordi di fronte a delle richieste di aiuto che noi stessi ci inviamo, siamo alla costante ricerca di un io migliore e nel farlo spesso perdiamo di vista chi siamo veramente. Storia di una grande finzione è la storia di una ragazza che si è persa alla ricerca di un qualcosa di più grande, per questo ha bisogno del suo Meister, ma come possiamo ascoltare gli altri quando fuggiamo dall’ascoltare i nostri stessi pensieri?

Attraverso uno stile profondamente onirico e introspettivo, con un senso della realtà e del tempo vagamente offuscato, l’autrice ci invita a riflettere su una moltitudine di tematiche, quali il dolore e l’apatia, la totale assenza di voglia di fare qualcosa che ci porta a diventare spettatori della nostra vita e non più protagonisti; la solitudine e l’amicizia, che sembrano essere così lontane, eppure sono separate da un filo sottilissimo al quale un giorno impareremo a dare un nome. L’amore e come questo ci stravolga e cambi la nostra visione un po’ di tutto in maniera indelebile, ci offuschi però un po’ il cervello e ci porti spesso a compiere delle azioni che prima non avremmo mai fatto. Dicono che il primo amore non si scorda mai, che rimanga sempre da qualche parte nascosto nei meandri del proprio cuore: sarà forse questo che unirà per sempre l’allieva e Leggerezza? C’è molto di più, ma tocca a voi scoprirlo dando un’opportunità a questa storia.

Il lessico utilizzato dall’autrice è semplice e facilmente comprensibile, anche se il tono del romanzo è medio-alto in più punti a causa delle tematiche affrontate e delle riflessioni della protagonista inserite. Personalmente ho trovato lo stile nel suo complesso molto particolare e coinvolgente, perché crea una sorta di connessione tra il lettore e la protagonista del romanzo, che appunto come dicevo prima non ci parla solo di sé, ma in più punti un po’ di tutti noi, di quello che fatichiamo ad ammettere a noi stessi. E’ facile entrare in empatia con i suoi stati d’animo, che si tratti di felicità per una cotta estiva che le rimarrà per sempre nel cuore o che si tratti di un profondo senso di smarrimento che si avverte quando si perde una delle certezze più importanti nella propria vita e di quanto sia semplice abbandonarsi, lasciarsi andare, piuttosto che provare ad affrontare i propri sentimenti.

Un esordio molto promettente, complimenti all’autrice e grazie per la collaborazione.

Ciò che è certo è che sentivo una continua pressione sullo stomaco, sia in solitudine che in compagnia. Stare insieme ad altre persone mi risultava difficile, per motivi così agli antipodi che non riuscivo a capacitarmi di quale fosse la ragione per la quale non ero capace di rimanere a una festa senza aver voglia di scappare nel momento esatto in cui oltrepassavo la porta d’ingresso o perché stavo zitta a meno che non fossi interpellata. D’altro canto, quando stavo chiusa nella mia stanza, bramavo la vita sociale, piangevo la mia solitudine e davo la colpa a tutti, me stessa in primis.

Mi sentivo una bozza di un disegno brutto, lasciato a metà da un artista che aveva perso la convinzione di essere in grado di realizzare un capolavoro e che aveva abbandonato la sua opera, scagliando il pennello e la tavolozza dei colori su di essa. Ero caduta a terra, pasticciata, abbandonata. Mi sentivo così sola su quel pavimento freddo.

Sull’autrice:

Paola Palmisano esordisce nel mondo della letteratura con Storia di una grande finzione il 26 Aprile 2021.

/ 5
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Pubblicato da lalettrice

Mi chiamo Giusi, ho 20 anni e sono calabrese. Amo rifugiarmi nei libri. Amo la poesia, credo che proprio come diceva Shakespeare, attraverso le parole delle poesie rendiamo immortali i nostri sentimenti. Amo anche aiutare autori emergenti o case editrici a far conoscere stupendi libri. Grazie a chiunque spenderà il suo tempo a leggere le mie parole, siete preziosi. Vi voglio bene.

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