Recensione: Quanto manca per Babilonia?

Parlarvi di questa storia penso farà molto male: ci racconta di crudeltà, di difficoltà e soprattutto ci racconta di una parte dolorosa della storia dello scorso secolo, della prima guerra mondiale.

  • Titolo: Quanto manca per Babilonia?
  • Autrice: Jennifer Johnston
  • Casa Editrice: Fazi Editore
  • Numero di pagine: 200 circa
  • Codice ISBN: 9788893257367
  • Prezzo: 18.00€

L’inizio di questo libro, in medias res, mi ha colpita sin da subito: Alexander (Alec) verrà rinchiuso e attenderà la fine della sua vita riflettendo sul suo passato, fino ad arrivare alla fine del libro dove scopriremo cos’è accaduto e perché si trova in quella situazione.

Superato l’impatto iniziale i primi eventi che vengono descritti sono molto piacevoli: Alexander un giorno in riva al lago vicino casa conosce un giovane ragazzo appartenente ad una classe sociale inferiore alla sua e nonostante sia a conoscenza del fatto che i genitori non condivideranno per nulla questa sua scelta, inizia a parlarci.

Si danno così dei soprannomi a vicenda, Alexander diventa Alec e Jeremiah diventa Jerry, i due giovani ragazzi iniziano a trascorrere sempre più tempo insieme: tra una risata e l’altra, tra un cavallo ed un altro, nasce la loro amicizia coronata da paesaggi naturali che ci trasmettono pace e serenità.

A ripensarci, tutto sembra idilliaco, ma sono certo che abbiamo avuto anche i nostri momenti brutti oltre a quelli belli. La vera amicizia ammette l’esistenza di entrambi. Mi ricordo dei momenti che mi strappavano dalla solitudine passiva della mia solita vita, che mi mettevano in guardia sul piacere e la paura di vivere.

Purtroppo questa sensazione di pace e serenità è destinata a durare poco: tra i due ragazzi si insedierà il malcontento dei genitori di Alec che trovano sconveniente che loro figlio, un futuro erede di proprietà terriere e scuderie, faccia amicizia e abbia dei rapporti con “la servitù”.

Un concetto che a pensarci bene è ancora molto attuale nella società di oggi: ci si rapporta sempre con persone del nostro stesso rango sociale, perché cosa penserebbe la gente se vedesse la figlia di un Presidente della Repubblica sposare un semplice contadino? Si ha sempre paura del giudizio altrui e questo ci porta a non vivere la nostra vita.

Nonostante questo breve periodo di separazione i due si ritroveranno in circostanze particolari: la Guerra ormai è vicina anche per l’Irlanda e i giovani ragazzi si stanno arruolando, Alec spinto dalle forti pressioni della madre, che ha sempre deciso gran parte della sua vita, decide di arruolarsi e inizierà questa nuova vita proprio con Jerry.

Il loro rapporto si solidificherà ancor di più, ci sarà alla base di tutto la certezza di avere l’altra persona dalla propria parte, a qualsiasi prezzo… e forse un caro prezzo lo avrà.

I paesaggi che vengono descritti in questa seconda parte del libro diventano inevitabilmente più crudi e crudeli, tra stare in trincea oppure andare a combattere, la vita di chi si arruola è sempre difficile e quasi tutti i soldati, gli ufficiali o i sergenti trovano consolazione nel bere: solo così riescono a placare le voci della loro coscienza e ad addormentarsi.

Questo libro mi ha scosso parecchio, soprattutto in alcuni passi, però vi ho trovato all’interno molti spunti riflessivi; ho amato lo stile di scrittura di questa autrice, perché attraverso dei semplici ricordi e molto spesso dei dialoghi, ci permetteva di intuire facilmente gli stati d’animo, il contesto e il tutto era fluido e scorrevole, infatti i tempi di lettura sono stati molto brevi.

Consiglio questo libro a chiunque sia interessato a leggere di un’amicizia che sopravvive a tutto: all’odio verso le classi sociali inferiori, alla fame e alle sete che ci porta la guerra, alla guerra stessa e agli eventi che inevitabilmente possono accadere quando si devono compiere delle azioni necessarie per i propri cari.

Consiglio questo libro anche a chiunque sia interessato a leggere di libri che trattano di guerra e non in modo superficiale, a me piacciono sempre molto i libri ben ambientati in un contesto storico molto difficile: ci permettono di acquisire la giusta consapevolezza che ci basta a volere che alcuni eventi non accadano più, che tanti morti non ci siano più e che le amicizie, quelle vere e forti, possano svilupparsi al di fuori di alcune, luride e sporche, uniformi militari consumate dagli eventi.

Sarebbe assurdo dire che non avevo paura. Giorno e notte avevo i palmi delle mani coperti di sudore. Mi colava dalla radice dei capelli e formava gelidi rivoli sulla fronte e sulla nuca. Non era il pensiero di dover morire che mi faceva sudare; c’erano infatti momenti in cui avrei preferito morire piuttosto che continuare a vivere. Avevo paura di risvegliarmi un giorno e scoprire che avevo finito con l’accettare la grottesca oscenità del nostro modo di vivere.

Ed è con questa forte citazione che concludo la recensione di oggi, perché riassume perfettamente il profondo significato che contiene il libro. Link d’acquisto: https://amzn.to/3hRlcpg

Come sempre, un grazie speciale alla casa editrice Fazi Editore per la copia del libro, per altri articoli riguardanti questa casa editrice consultate questo link: https://lalettrice.altervista.org/tag/fazi-editore/

A presto lettori! @la_lettrice_ • Foto e video di Instagram

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Pubblicato da lalettrice

Mi chiamo Giusi, ho 20 anni e sono calabrese. Amo rifugiarmi nei libri. Amo la poesia, credo che proprio come diceva Shakespeare, attraverso le parole delle poesie rendiamo immortali i nostri sentimenti. Amo anche aiutare autori emergenti o case editrici a far conoscere stupendi libri. Grazie a chiunque spenderà il suo tempo a leggere le mie parole, siete preziosi. Vi voglio bene.

14 Risposte a “Recensione: Quanto manca per Babilonia?”

    1. Sì, hai ragione, ultimamente se ne sta parlando molto e posso dirti che non è nulla di commerciale, merita che se ne parli. Per quanto riguarda la recensione, grazie, sono felice che ti piaccia!

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