Quei maledetti occhi azzurri

Quei maledetti occhi azzurri trasporta il lettore in un’indagine poliziesca, ma anche introspettiva dei personaggi.

Quei maledetti occhi azzurri
  • Titolo: Quei maledetti occhi azzurri
  • Autore: Antonio Amoriello
  • Numero di pagine: 270 circa
  • Codice ISBN: 9798802808818
  • Prezzo: 13.50€ cartaceo, 2.99€ e-book
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La notte di Capodanno fra il 2005 e il 2006 segna una svolta decisiva all’interno della vita del Commissario Giorgio Fabrizi: diventa un eroe acclamato dalle varie testate giornalistiche; in una rapina al cenone di cui faceva parte riesce a fermare tre ladri che perdono la vita, solo uno riesce a scappare. Poi, in piccolo e più in basso rispetto al titolo viene aggiunto il piccolo dettaglio che invece non è riuscito a salvare la vita di sua moglie Maria, l’amore della sua vita.

Questa almeno è la storia che raccontano i giornali e di cui tutti si sono convinti, gioendo per il coraggio del commissario e acclamando le sue gesta, mentre il suo animo veniva in realtà profondamente segnato dal lutto, dalla perdita dell’elegante e sincera Maria, della luce nei suoi occhi azzurri che lo avevano conquistato.

In una prima parte del romanzo possiamo osservare una sorta di flusso di coscienza in cui la tematica principale è quella dell’elaborazione del lutto, della riorganizzazione della propria vita, nuova routine pur rimanendo ancorati al passato e al ricordo indelebile che lascia un amore così grande: il narratore ci presenta la storia in terza parola, ma si possono percepire sulla propria pelle le emozioni e le sensazioni di Giorgio.

Così come anche quelle di Cristian Palletti, un ragazzo che ama il calcio, il suo grande capitano Francesco Totti, le moto e la velocità, le sue ossessioni, che da un giorno all’altro si ritrova catapultato in una vita che non sembra essere la sua: il 19 Febbraio 2006 in seguito a un brutto incidente che lo fa volare dalla sua Suzuki GSR e gli fa perdere alcuni dei suoi affetti che riputava cari e sinceri, ma anche e soprattutto l’autonomia e l’indipendenza. Per spostarsi è costretto a utilizzare una carrozzina, ha difficoltà a parlare e intraprende un lungo e tortuoso percorso di riabilitazione, ma prende a cuore la sua storia Giorgio che inizia a stargli accanto, rivedendo in questa vicinanza tanti dei valori in cui credeva fermamente Maria… sicuramente le sarebbero brillati quei bellissimi occhi azzurri nel vederlo accanto a Cristian durante una delle loro passeggiate.

[…] dalla condivisione temporale di due drammi che avrebbero segnato per sempre le loro esistenze. Ma quei drammi, come ogni altra situazione negativa, presuppongono due strade: quella della pigrizia, rifugiarsi nel proprio mondo, rinunciando a ogni contatto con quello esterno e ogni tipo di sviluppo personale, oppure reagire al dolore, trasformandolo in esperienza, conoscenza, pozzo da cui attingere forza nei momenti di fragilità.

Così ha inizio un lungo percorso di evoluzione dei personaggi al quale si intrecciano però varie vicende: lo sfondo è dato dai Mondiali di calcio del 2006, da una cittadina della provincia di Roma, Serezia e da alcune indagini che diventano un rebus da risolvere per il commissario Fabrizi. A essere prese di mira sono delle coppie: tutto ha inizio con Anna Onesti e Gianmarco Spagnoli, due giovani ragazzi che partecipavano a trasmissioni televisive, entrambi molto belli e anche abbastanza conosciuti a livello mediatico; vengono ritrovati senza vita all’interno del loro appartamento e questo episodio in apparenza isolato e senza alcun legame con altri inizia a ripetersi e a diventare più sospetto a causa di varie circostanze quali scomparse, lettere, un manoscritto e la perenne sensazione di non star capendo niente e non fare alcun passo avanti nelle indagini, ma allo stesso tempo essere anche così vicini alla soluzione.

Aldilà della trama, che come avrete intuito verte su una profonda introspezione dei protagonisti, ma anche su delle indagini che occupano la mente del Commissario e incutono timore in tutta Serezia, c’è una frase particolare che ritorna varie volte all’interno del romanzo da cui mi preme partire per parlare delle emozioni che mi ha suscitato: “E poi successe…”

Con queste semplici tre parole l’autore è in grado di insediarsi all’interno dell’animo del lettore, come se bloccasse la scena che si stava svolgendo prima o le sensazioni che si stavano provando per poi stravolgere tutto, in maniera repentina e improvvisa, oppure perfettamente come si poteva immaginare dalla scena. C’è sempre un prima e un dopo, ma c’è un momento esatto in cui qualcosa accade, in cui si realizza che la nostra vita sta cambiando, che qualcuno ci sta lasciando e non potrà più sorriderci, che non potremo più vedere quei maledetti occhi azzurri brillare ed emozionarsi, che non potremo più camminare e parlare liberamente. Ecco, in questo preciso attimo sembra tutto immobile, paralizzato ed è impossibile quantificare e qualificare attraverso delle semplici parole ciò che si prova leggendo questa frase varie volte nel romanzo.

Uno schema, degli elementi ricorrenti, quei maledetti occhi azzurri.

Le tematiche affrontate in queste pagine sono moltissime, alcune come già anticipato riguardano il lutto e l’elaborazione della perdita, potremmo dire proprio la riorganizzazione della propria vita dopo un trauma simile, ma anche la potenza mediatica di distorcere la realtà, il prezzo da pagare per essere degli “eroi” e cosa poi effettivamente si provi essendo definiti tali, ma sentendosi spezzati dentro. Altre riguardano il sentirsi persi, non più in grado di compiere semplici gesti che fino alla mattina precedente si davano per scontati, ma anche la forza e la voglia di riprendere in mano la propria vita che ha deciso di concedere un’opportunità preziosa di essere vissuta.

Le vite di cui si parla in questo romanzo sono segnate dal dolore e dalla perdita, mentre all’interno della narrazione si alternano personaggi e momenti maggiormente lenti e introspettivi a personaggi e momenti più ricchi di vicende e azione; la storia segue vari “fili” che poi finiscono tutti per ricongiungersi e convergere verso la parte conclusiva del romanzo in cui si osserva anche una profonda riflessione sul significato introspettivo e psicologico della scrittura, fino a giungere a un finale che vi stringerà la morsa dello stomaco.

Quei maledetti occhi azzurri è un romanzo che ho riletto, arrivando a comprendere e sentire addosso delle emozioni in maniera più forte e intensa, ben scritto utilizzando un linguaggio semplice di facile comprensione a tutti; se state cercando un romanzo che parli di indagini, ma che scavi a fondo anche all’interno dell’animo dei suoi personaggi allora il romanzo di Antonio Amoriello fa proprio per voi.

Un’ossessione è una sensazione che si assaggia per la prima volta ed è così attraente da volerla riprovare tutte le volte che se ne ha la possibilità. Alcune si spengono, perché ripetendole abitualmente diventano consuetudine perdendo il fascino che sol le cose non facilmente arrivabili posseggono. Le più belle, però, non svaniscono mai, perché anche smarrendo la loro unicità, rimangono qualcosa di indispensabile e inspiegabile. Un vizio, uno sport, un obiettivo. Una persona. Tutte cose che possono spedire al settimo cielo ma che allo stesso tempo hanno il potere di distruggere letteralmente.

Sull’autore:

Antonio Amoriello ha 27 anni, ha scritto due libri fra cui Quei maledetti occhi azzurri che ho avuto l’occasione di leggere. Ama i thriller e Il giovane Holden; scrive perché pensare e immaginare sono le azioni più ricorrenti nelle sue giornate.

Lo ringrazio per la pazienza e per la comprensione di questi mesi.

Se vi va di scoprire nuovi autori emergenti come lui cliccate qui e leggete qualche mio consiglio!

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Pubblicato da lalettrice

Mi chiamo Giusi, ho 20 anni e sono calabrese. Amo rifugiarmi nei libri. Amo la poesia, credo che proprio come diceva Shakespeare, attraverso le parole delle poesie rendiamo immortali i nostri sentimenti. Amo anche aiutare autori emergenti o case editrici a far conoscere stupendi libri. Grazie a chiunque spenderà il suo tempo a leggere le mie parole, siete preziosi. Vi voglio bene.

Una risposta a “Quei maledetti occhi azzurri”

  1. Ciao Giusi! Mi fa veramente piacere vedere che oltre che su Instagram sei tornata a pubblicare anche qui. Purtroppo nell’ultimo anno avevo un po’ perso di vista il tuo blog ma da ora e in poi ti seguirò con più costanza! La recensione, come sempre, è bellissima e, se posso dirlo, penso che tu sia migliorata ulteriormente nella scrittura e nel descrivere ciò che più ti ha colpita dei libri che leggi. Questo in particolare sembra stupendo ❤️❤️. Quindi cosa posso dirti? Bentornata anche qui ❤️❤️

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